Ennesimo sfregio alla Cultura italiana

IdeAzione CIAO - Il presidente Riccardo Bertollini sui Musei Capitolini “Ennesimo sfregio compiuto alla cultura italiana”

Cala il sipario sull'ennesimo sfregio compiuto alla cultura italiana da chi avrebbe l'obbligo di farne agli occhi del mondo elemento di pregio e talvolta di invidia verso un paese come il nostro a cui poco resta da invidiare.

Dalla lungimiranza programmatica di un governo e di una città capitale viene posta su un piatto d'argento un nuovo argomento di derisione per tutti i giornali internazionali.

"L'affaire" dei nudi capitolini censurati - agli occhi di chi da tempo denuncia i tanti problemi creati da scelte sciagurate del governo Renzi - ci appare dunque una calata di sipario (auguriamoci definitiva e non del primo atto) di una commedia che ha messo in scena episodi di ordinaria follia nella gestione della cultura italiana.

Stiamo parlando di una serie più o meno visibile ai più che sta lentamente declassando e svendendo quanto di meglio il nostro Paese riesce da sempre a produrre.

Iniziamo dal grande ritorno dell'inossidabile Settis (con il suo tirapiedi Montanari che almeno trova argomenti per scrivere libri aumento la carta da macero) e dello pseudo marxismo della cultura per tutti, inseriamo nella trama un po' di domus riaperte a Pompei - giusto per fare notizia - e per buttare un po' di fumo sul problema del Colosseo mandiamo avanti Marino (stai sereno) a lasciare ai posteri la più imbarazzante pista ciclabile del mondo sui Fori Imperiali.

Così mentre il pubblico non sa più da che parte guardare, il Governo fa il gran colpo delle nomine "ad personam" dei direttori dei più grandi musei italiani a stranieri, forma commissioni di sostegno al loro lavoro, si disfa di spiagge e fari con criteri a dir poco discutibili. E mentre sotto silenzio si perde anche la causa per la proprietà dell' Isola di Budelli ecco, come un deus ex machina, del teatro antico il porporato Franceschini calarsi su spettatori increduli sfoderando tra giochi pirotecnici l'ennesima fregatura chiamata art bonus.

Gli spettatori abbagliati da tanto clamore purtroppo applaudono senza rendersi conto che il colpo inflitto alla cultura è inarrestabile. Non è la fine della cultura italiana ma il disastro di tre generazioni: quella di coloro che avendo lavorato per anni sono stati cacciati; quella di coloro che dopo anni di preparazione e sacrifici hanno atteso inutilmente di partecipare a concorsi e offrire la propria conoscenza al loro paese in una normale turnazione generazionale e nel rispetto di coloro che li avevano preceduti; quella di coloro che stanno studiando perché credono nel valore economico della cultura, pensando seriamente pensando di trasferire le loro conoscenze all'estero.

Insomma in questa commedia tragica che si sta consumando da mesi sulle spalle del nostro paese coprire le terga e le pudenda dei capolavori dei nostri musei (bastava bendare la delegazione iraniana e si risparmiava pure) è solo l'ovvio gesto di chi disprezza la nostra cultura, la umilia e non è orgoglioso delle proprie radici, della propria memoria, del proprio passato.

Ora tutti gridano allo scandalo e lo stesso premier Iraniano sottolinea di non averlo richiesto. Ci chiediamo perché ci si stupisca solo ora. D'altra parte il direttore del Louvre è un francese e il ministro Hollande si è guardato bene da non servire vino alla cena ufficiale con la stessa delegazione... la Francia è il vino!

Ora che il Re è nudo ci auguriamo che lo si guardi bene e ci si renda conto dei danni fatti.

Come nell'elogio alla follia di Erasmo Renzi è solito ricordare a se stesso di dimenticare ciò che ha appena detto e molti seguono il suo esempio.

Quanto è accaduto è uno spregio alla cultura che dovrebbe essere punito come dalla nostra Legge è punito il vilipendio al tricolore. Come italiani ci sentiamo umiliati da questo governo, come addetti al settore indignati ma non sorpresi, come elettori chiediamo le dimissioni di chi ha compiuto questo gesto.

Il sipario domani sarà calato su questa farsa. Speriamo sia l'ultimo atto. Certamente non applaudiremo.